martedì 29 settembre 2015

Il valore di una doccia calda

Giovedì è stato qui nel palazzo dove abito il tecnico delle caldaie per verificare che l'impianto di riscaldamento fosse a posto.
Da giovedì abbiamo problemi con l'acqua calda (condominiale, come il riscaldamento) che da venerdì è definitivamente sparita, e oggi che è martedì non si sa quando torni.
Sorvolo sulla figura dell'Hausmeister che un paio di calci in culo per il modo in cui ha affrontato il problema se li meriterebbe eccome.

Sto scaldando "sul fuoco" un po' d'acqua.

Non è la prima volta che mi capita. Ho già vissuto in condizioni "senza acqua calda e senza riscaldamento" e non mi sono mai messa a rognare perchè si sopravvive, anche coi capelli parecchio lunghi come i miei. Però sta volta quello che per me è un diversivo, anche divertente, dalla doccia tradizionale dall'acqua calda quanto la voglio io infinita quanto mi pare, ci aggiungo una "coda".
Stiamo vivendo in modo più "presente" di quanto non sia stato negli anni passati un onda migratoria di profughi per lo più siriani, gente che si è portata dietro il minimo indispensabile in un marsupio o in un borsello per scappare più velocemente dalla morte.
così penso a quanto sia il valore di un tegame pieno di acqua bollente da mettere in un recipiente più grande e poter allungare fino ad avere semplicemente acqua calda.
Una cosa così semplice se hai un rubinetto collegato ad una caldaia elettrica o a gas.
Una cosa un po' più laboriosa se la devi scaldare con un bollitore elettrico o da fornello, magari più complicata se si tratta di un fornello microscopico da campeggio.
Una cosa che prevede comunque tre requisiti fondamentali: l'acqua, una fonte di calore e una "casa" per poter fare tutto questo.


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