venerdì 29 novembre 2013

generazioni

La mia è una generazione di "ideologie" diverse spesso incompatibili l'una con l'altra. Nata nel 1973, poche erano le famiglie "pioniere" che spiegavano ai bambini in età prescolare che erano nati dalla mamma e dal papà e non che erano stati portati dalla cicogna o trovati sotto ad un cavolo. mia mamma ricorda un episodio all'asilo in cui le corro incontro disperata perchè un bambino era ostinato nella sua idea della cicogna contro la mia del "mamma e papà".
Se questa tendenza è decisamente cambiata per la generazione Mimi e Iaia, fatta eccezione per reticenti nonne bigotto-cattoliche tutte messa e messa in piega (oddio che poi avrebbero l'età di mia mamma o poco di più e non quella di mia nonna che pace all'anima sua quest'anno avrebbe fatto i 102 una e gli 88 l'altra, e forse sarebero "comprensibili"), mi pare invece che ci sia poca novità sulla questione " non dire nulla ai bambini".
Che si vada dalla morte del cane, al nonno malato, la prassi è quella: far finta di nulla e non dire niente a questi piccoli esseri umani che non solo vedono tutto e capiscono che qualcosa non va, ma che si fanno miliardi di domande nella loro testolina e che si fidano ciecamente dei loro famigliari per avere risposte giuste, ottenendo, invece, bugie.
Poi c'è il lato opposto che anzichè non dire nulla trattano i bambini come degli adulti parladogli di "poi" che non possono capire, che gli riempiono la testa di altre domande ancora, che li mettono in crisi profonde perchè non capiscono col risultato di intristirli, non per la situazione ma per le domande che non possono avere risposte. Mi è capitato di vedere una bambina piangere senza aver capito il motivo "a comando", perchè la mamma gli ha detto che il gatto stava morendo, dopo che questa deficiente le aveva fatto una testa così per 2 settimane sul gatto che sarebbe potuto morire da un giorno con l'altro.
O vogliamo parlare dei casi di cani/gatti che rimangono ospiti per ANNI in cliniche veterinarie?  O peggio "scappati di casa"?
Ammetto anche che quando l'anno scorso è morto il cane della mia vicina di casa, a cui tutti in famiglia eravamo affezionati, io non dissi niente a Marina, ma è anche vero che lei non mi ha mai chiesto niente. Mentre quando un mese fa si è trattato di Duncan uno dei gatti dei miei che ho soppresso perchè non ce la faceva più, le ho detto che era morto cercando di dare una spiegazione plausibile per quello che è una bambina di 4 anni, atea. E' già perchè poter dire " è andato in cielo per raggiungere Dio, Allah, Geova e tutto il resto della combriccola" è di un comodo pazzesco, ma noi, cioè io, ho inventato una via abbastanza comoda: è andato sulle stelle, e là non ci possiamo andare. Che poi non fa differenza, ma non credo che a 4 anni si sia pronti ad affrontare un discorso biologico di cessazione delle funzioni vitali ( via naturale o via tanax) e successiva decomposizione delle carni, anche se sarebbe la cosa più naturale.
Ma non è la morte il discorso che va affrontato. Qui si parla di lungodegenza.
Quando mia mamma è stata ricoverata, ha osato dirmi "non dire niente a Marina". Beh, sì certo ,come no!
Ma come cazzo fai a non dire niente ad una bambina di 4 anni, tanto sveglia da accorgersi se le sposti un giocattolo, che la nonna non è a casa per "x" giorni?!?!?!!?
Quindi le si dice la verità, in parole e termini che possa capire.
Così quando si è trattato del soggiorno in ospedale, a Marina le si è detto che la nonna era là perchè lì i medici e le infermiere l'avrebbero aiutata a guarire.
Poi quando si è trattato del ritorno a casa, che non sarebbe stato nella normalità di una nonna che si mette a terra sul tappeto a giocare con le nipoti, a Marina le si è detto che la nonna non sta bene e deve riprendersi e che ci andrà molto tempo. Il problema in questo caso è spiegare a mia madre che dire a Marina "sto bene" equivale a dirle che la nonna può fare gli stessi giochi di sempre, quando poi agli effetti non può. Marina lo ha capito: mi è bastato chiederle se quando la nonna le ha detto "sto bene" si sono messe a giocare sul tappeto come sempre o sono state a letto a guardare rai yo-yo. A risposta scontata, deduzione logica per una bimba di 4 anni: la nonna non sta bene.

Ora c'è da affrontare il discorso chemiopterapia.

Purtroppo io non sono potuta andare all'incontro con l'infermiera di riferimento per mia mamma, così mi devo accontentare di "mi hanno sconsigliato di vedere le bambine perchè possono attaccarmi di tutto". Il discorso che fa un po' di animaletti rognosi portatori sani ( che sulla prima parte di A.R. ci può stare tutto tutto) ci stà: abbassamento delle difese immuniarie e raffreddori/influenze vaganti. Mi rimane perciò da affrontare il discorso con Marina delle mascherine sulla faccia.

lo affronto solo con Marina, perchè Valeria ha la stessa consapevolezza di quello che accade di facocero che russa. O per lo meno è quello che dà a vedere.

2 commenti:

  1. Già. Le mascherine. Quanto le odiavo. Ma o così, o niente Power, niente supermercato, niente vita sociale. Meglio le mascherine.
    Sul "non dire nulla ai bambini" poi ho il nervo scoperto. Se i bambini fossero peluche potrei anche capire, come potrei capire se fossero poco più che neonati. Ma la Mimi...
    Troverai il modo, non conosco tua figlia ma lo troverai. Fosse anche una specie di gioco. Ma evitare il contatto della Virgi con le bambine... no, ti prego. A meno che non siano proprio malate, no. Non ce n'è motivo. Si prendono le precauzioni, non si mette loro le mani sulla bocca, ci si lava le mani dopo essersele spupazzate (con mascherina), ma i bambini sono come flebo di vita.

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  2. Sì ci pensavo anch'io che non posso tenerle ultra separate. Magari lasciamo stare i giorni critici in cui c'è la batosta da infusione. Per gli altri ci organizzeremo.

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