domenica 10 febbraio 2008

Altro piccolo post felino.

Mentre stendevo il papiro sulla FIP mi è arrivato un sms.

" Ho saputo poco fa che la più piccola dei tre micini è morta avvelenata davanti alla porta del mio vicino: sono sconvolta, arrabbiata e ho un enorme tristezza."


Ad un sms così la mia risposta è semplice:
" prima di parlare di morte per avvelenamento voglio vedere un esame tossicologico"

Di contro risposta mi sento dire " ecco le solite risposte".

Qui scrivo una risposta un po' più lunga per spiegare un po' meglio il mio punto di vista che nei 160 caratteri di uno o tre sms non è forse chiaro.

Sono un medico veterinario, non sono la signora Maria, gattara, che vuole bene ai micini che ha in casa e in fondo alla strada in quel cantiere abbandonato. Si certo voglio bene ai gatti, ma non lo dimostro con "oh poverino", o con  " che pezzi di merda quelli che mettono in giro il veleno".

Un gatto randagio può morire di molte cose: malattie, trauma, veleno e perchè no, avviso di stampo mafioso. Se trovassi un gatto stecchito davanti a casa mia o di un mio vicino penserei come prima cosa ad escludere che si tratti di qualche malattia che possa essere contagiosa e pericolosa per i miei gatti se vanno in giro, o peggio ancora, che non sia morto per qualche malattia trasmissibile all'uomo. Poi potrei anche pensare all'avvelenamento, fenomeno che può essere doloso o colposo. Doloso quando qualcuno intenzionalmente ha messo in giro del veleno, colposo quando ci sono in giro dei veleni incustoditi (e non vi immaginate nemmeno quanti ce ne siano anche in casa!). Può anche essere un trauma: macchina caduta da un albero si rompe un vaso e trac! il gatto cammina per un po' e poi muore di emorragia interna. Poi se l'autopsia e l'esame tossicologico mi dicono che il gatto era in perfetta salute penso all'avviso di stampo mafioso ed allora è meglio pensare ai nemici che mi sono fatta.

Perchè ho detto tutto questo?

Perchè un gatto randagio che abbiamo visto crescere e muore può colpirci emotivamente, ma una morte deve comunque far riflettere.
Far riflettere sui pericoli che ci possono essere, per i randagi per i nostri mici, per noi stessi.
Far riflettere che non si può sempre pensare male del prossimo. Parliamoci chiaro: dire che un gatto è morto per avvelenamento presuppone cosciamente o inconsicamente un atto doloso, ma non ci si deve far offuscare dai pregiudizi.
Far riflettere che le cose accadono e che non possiamo farci nulla.

Se si tratta di malattia posso correre ai ripari per i miei gatti e per me stessa,
Se si tratta di avvelenamento posso, analisi tossicologica alla mano, andare dai carabinieri o dalla polizia e sporgere denuncia. O parlare col vicino che ha fertilizzato il prato due giorni prima.
Se si tratta di trauma non posso farci niente.

E poi quando so cosa è successo, allora posso accarezzare una pelliccetta ormai fredda e dire che mi spiace che se ne sia andata così, ma sono un medico: la consapevolezza poi i sentimenti.

Dedico questo post alla Camilla che da un giorno con l'altro è morta. Tutti a pensare male della vicina che l'avesse avvelenata, ma che l'autopsia ha rivelato essere morta per insufficienza cardiaca da filaria. Niente veleno, solo uno stupido parassita per una gatta randagia simpatica a molti.

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